THAT IS THE QUAESTIO
Teatro
THAT IS THE QUAESTIO
Verona. Chiesa di Sant’Elena. 20 gennaio 1320.
Un giovane veronese, aspirante poeta, va a vedere il dibattito sull’Acqua e sulla Terra tenuta dal celebre Dante Alighieri.
Il giovane percorre la strada verso la chiesa, è emozionato.
Sta per conoscere il vero e unico Sommo Poeta.
Dante percorre l’unica navata, attorniata da quattro colonne, e sale i gradini dell’abside. La chiesa è spoglia, tutt’attorno il rosa della pietra veronese, le finestre alte e piccole, per terra scorci di una vecchia pavimentazione mosaicata.
Il giovane poeta continua il suo racconto, descrive il suo aspetto, i suoi passi grandi lungo il corridoio, il silenzio improvviso e la voce stentorea che inonda la navata. Ascolta tutta la trattazione pendendo dalle sue labbra, alla fine si avvicina a Dante presentandosi come suo umilissimo discepolo e aspirante poeta e ci descrive la scena in cui gli viene commissionata la ‘quest’… La missione. «La Quaestio»
Dante (con forte accento toscano): «Ah così tu scrivi?»
Giovane: «Sì»
Dante: «E hai ascoltato tutto quello che ho detto?»
Giovane: «Sì! Potrei ripeterle fino all’ultima parola»
Dante: «Bravo! Perché io ‘un me lo ricordo mica, e devo scriverci su un trattato per Cangrande. To’ bischero, scrivi per filo e per segno tutto quello che hai sentito, e vediamo se te tu sei poeta»
E se ne va.
Tutto quello che Dante si limita a fare è dare al povero malcapitato una bozza degli studi che ha già scritto. Il giovane all’inizio è titubante, non sa se sarà all’altezza del compito, poi man mano che procede nella scrittura si infervora, prende parte, attacca i nemici di Dante, sostiene le sue tesi, in un rocambolesco crescendo in cui i tempi antichi e contemporanei si fondono, e si ha la percezione che, attraverso il giovane e la trascrizione della Quaestio, il Sommo stia parlando proprio a noi, contemporanei.
È dunque possibile ipotizzare una Quaestio moderna?
Un convivio con filosofi e poeti, con scienziati e opinionisti che discutono dei massimi sistemi?
In qualche modo il mondo di oggi ci ha abituato all’esposizione di teorie, complotti e confutazioni sulle pubbliche piazze virtuali. Per una strana mutazione genetica tra libertà di espressione e propensione alla tuttologia, chiunque abbia un’opinione su qualsiasi cosa sente l’impulso irrefrenabile di dirla, ancora di più, di scriverla, e lasciare ai posteri traccia del suo pensiero.
In un’epoca dominata da evidenze scientifiche, dove gli uomini hanno camminato sulla luna e potentissimi satelliti individuano la nostra posizione ovunque, siamo alle prese con associazioni di terrapiattisti e complottisti di ogni specie.
È in quest’ottica che la Quaestio prende una sfumatura incredibilmente attuale. Dante, a distanza di settecento anni, sale in cattedra, prende la penna e scrive direttamente a noi.
Un giovane veronese, aspirante poeta, va a vedere il dibattito sull’Acqua e sulla Terra tenuta dal celebre Dante Alighieri.
Il giovane percorre la strada verso la chiesa, è emozionato.
Sta per conoscere il vero e unico Sommo Poeta.
Dante percorre l’unica navata, attorniata da quattro colonne, e sale i gradini dell’abside. La chiesa è spoglia, tutt’attorno il rosa della pietra veronese, le finestre alte e piccole, per terra scorci di una vecchia pavimentazione mosaicata.
Il giovane poeta continua il suo racconto, descrive il suo aspetto, i suoi passi grandi lungo il corridoio, il silenzio improvviso e la voce stentorea che inonda la navata. Ascolta tutta la trattazione pendendo dalle sue labbra, alla fine si avvicina a Dante presentandosi come suo umilissimo discepolo e aspirante poeta e ci descrive la scena in cui gli viene commissionata la ‘quest’… La missione. «La Quaestio»
Dante (con forte accento toscano): «Ah così tu scrivi?»
Giovane: «Sì»
Dante: «E hai ascoltato tutto quello che ho detto?»
Giovane: «Sì! Potrei ripeterle fino all’ultima parola»
Dante: «Bravo! Perché io ‘un me lo ricordo mica, e devo scriverci su un trattato per Cangrande. To’ bischero, scrivi per filo e per segno tutto quello che hai sentito, e vediamo se te tu sei poeta»
E se ne va.
Tutto quello che Dante si limita a fare è dare al povero malcapitato una bozza degli studi che ha già scritto. Il giovane all’inizio è titubante, non sa se sarà all’altezza del compito, poi man mano che procede nella scrittura si infervora, prende parte, attacca i nemici di Dante, sostiene le sue tesi, in un rocambolesco crescendo in cui i tempi antichi e contemporanei si fondono, e si ha la percezione che, attraverso il giovane e la trascrizione della Quaestio, il Sommo stia parlando proprio a noi, contemporanei.
È dunque possibile ipotizzare una Quaestio moderna?
Un convivio con filosofi e poeti, con scienziati e opinionisti che discutono dei massimi sistemi?
In qualche modo il mondo di oggi ci ha abituato all’esposizione di teorie, complotti e confutazioni sulle pubbliche piazze virtuali. Per una strana mutazione genetica tra libertà di espressione e propensione alla tuttologia, chiunque abbia un’opinione su qualsiasi cosa sente l’impulso irrefrenabile di dirla, ancora di più, di scriverla, e lasciare ai posteri traccia del suo pensiero.
In un’epoca dominata da evidenze scientifiche, dove gli uomini hanno camminato sulla luna e potentissimi satelliti individuano la nostra posizione ovunque, siamo alle prese con associazioni di terrapiattisti e complottisti di ogni specie.
È in quest’ottica che la Quaestio prende una sfumatura incredibilmente attuale. Dante, a distanza di settecento anni, sale in cattedra, prende la penna e scrive direttamente a noi.
divertimento sulla “Quaestio de aqua et terra” di Dante Alighieri
Di Gioia Battista
Regia Gioia Battista e Nicola Ciaffoni
Con Nicola Ciaffoni
Produzione Caraboa Teatro
Clicca qui per scaricare la scheda tecnica dello spettacolo.
Foto di scena
Quaestio-22
Quaestio-34
ph. Patrizio Cocco
Trailer
Dicembre 21, 2023
Teatro
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